Il reduce del Vietnam John Rambo è ora costretto a difendere, sotto richiesta di alcuni missionari, alcune isole minacciate dall'invasione di pirati senza scrupoli.
John Rambo non è più tornato a casa.
L'ex reduce del Vietnam vive al confine tra la Tailandia e la Birmania e risale il fiume Salween per cacciare serpenti velenosi. L'ozio catartico del guerriero è turbato da un gruppo di missionari laici, guidati dalla bionda e idealista Sarah Miller, che vorrebbe raggiungere e soccorrere alcuni villaggi birmani vessati da un sadico regime militare. La missione di pace verrà duramente interrotta dai soldati di Burma. Messo insieme un esercito di mercenari, Rambo e compagni si imbarcheranno in un'impresa (apparentemente) suicida.
"Non si può vivere tutta la vita sopra una sella, bisogna fermarsi da
qualche parte…" e così anche John Rambo ha trovato un luogo fisico e una
condizione dell'anima dove cominciare progressivamente a invecchiare. Ma poi
Stallone lo ha stanato e lo ha motivato con nuovi sviluppi narrativi.
Così Rambo è tornato, sempre più stanco, sempre più in crisi, sempre più incazzato. Con la chiamata alle armi ritorna pure l'incubo della rimozione esplicitata
dall'attore-regista attraverso l'evidenza del flashback, che rinnova al giovane
spettatore come al vecchio e nostalgico, le vite precedenti del reduce
belligerante del cinema americano anni Ottanta.
Ri-vediamo il Rambo di Ted Kotcheff, veterano in cerca di un pacifico
reinserimento, avversato ed emarginato dalla società, il reduce John del secondo
episodio, disadattata macchina bellica che torna nuovamente utile al governo e
all'esercito, e l'implacabile Rambo III di Peter MacDonald, in ritardo ideologico sugli avvenimenti della politica internazionale (la Perestojka), che convertiva in "amico" il nemico russo.
Il John Rambo ritrovato del titolo è una maschera (di dolorose metamorfosi) la cui referenza deve essere cercata all'interno del genere (quello dei "soldati in azione" dell'action movie degli anni Ottanta) e non rispetto alla società che la produce. L'eroe in action di Stallone, lanciato contro l'esercito militare birmano che da sessant'anni uccide, tortura, stupra, umilia e mutila la popolazione Karen, è fuori tempo massimo ma proprio per questo commovente, patetico e patibile: un corpo votato a tutte le esperienze del dolore e a ragione di questo capace di suscitare un sentimento di malinconica compassione.
John Rambo è "il nostro che arriva" da un passato leggendario in un presente ordinario che non prevede la possibilità di esistenza dell'eroe. Soddisfatto il desiderio di catarsi dello spettatore con l'orribile punizione che occorrerà al perfido antagonista, Rambo lascia il passo alla modernizzazione incipiente, imboccando solitario la strada di casa, meta e figura fondamentale del cinema americano. Come Rocky, anche Rambo esce di scena recuperando (nel titolo) nome e identità.(FONTE: MyMovies)
Ieri sera su Sky Cinema +24 mi sono voluto azzardare nella visione di questo film, premetto che sono stato appassionato dei primi episodi di J. Rambo (li avevo tutti in VHS) che a distanza di anni fanno riflettere e si fanno apprezzare maggiormente se si considera l'America anni '80, con le ferite che una guerra "sporca" come in Vietnam incise le coscienze e le vite americane sopravvisute.
Credevo che questo film fosse una cavolata per fare cassa e invece mi è piaciuto. E' vero: la trama è quella che è, lineare e già vista, Stallone è un pò avanti con l'età, alcune scene sono un pò improbabili e cruente (davvero un colpo di pistola può sbudellare un uomo?), però John Rambo è sempre lui.
Probabilmente la sua presenza basta a dare al film quel non so che di speciale che mi ha tenuto incollato al video.Lo ammetto: sono un fan di Stallone e questo mi frega un pò. Come accennavo prima, credo che questo sia un film riservato ai nostalgici degli anni 80 cresciuti a pane, Rocky, Rambo e Terminator e film di guerra in Vietnam.Le nuove generazioni (sob sembro cosi anziano LOL), probabilmente, troveranno questo film assurdo.Secondo me è uno dei più bei capitoli insieme al primo, mentre Il II e il III non mi sono mai piaciuti.
Nei vari capitoli Stallone non ha mai avuto una grande recitazione, denti stretti,mascella quadrata e occhio che guarda sempre un metro piu in la del fuoco ma bisogna dire una cosa: In questo film è un grande e il motivo è che non ha fatto il solito Rambo spaccatutto. E' consapevole della sua età, niente muscoli in vista (a parte un paio di mani che se mi tirano un ceffone mi mandano in coma irreversibile.) Ha il fiatone quando corre e sopratutto è un uomo solo e sa di esserlo. Un grande film che recita la solitudine e che se si vuole cambiare qualcosa si riesce con la volontà.
In generale film si presenta molto bene, carico di scene violente, sempre con toni molto alti, e pieno di adrenalina.....daltro canto è la guerra non una passeggiata in centro, la storia si sviluppa bene e finalmente non succede la solita pantomima dei film di guerra dove il protagonista va a salvare i buoni, ci riesce ma poi li riccaturano di nuovo e lui si incazza sul serio.
In fin dei conti, è un film semplice ma d'intrattenimento che può contare su ottime scene d'azione. Stallone ha voluto denunciare e far conoscere la situazione in Birmania.
La brava Julie Benz (Dexter) è la più convincente, gli altri sono troppo impegnati nelle sequenze action per essere giudicati e Stallone stesso deve (in linea col personaggio) mantenere il più delle volte un volto impassibile, ma del resto è giusto così.
Concludendo, non mancano le scene splatter ma anche in questo caso è un valore aggiunto, visto che chi guarda questo film si richiede soprattutto azione e sangue, e questi due elementi ci sono in abbondanza.
Voto: 7.5/10