
Oggi non ho potuto che sorridere leggendo la news che sta facendo un gran rumore online e non solo, sembra che la classe politica italiana (destra o sinistra è uguale) ci provi in tutti i modi a regolamentare la Rete, ma sembra proprio che tra scarsa conoscenza (On. Pisanu prima e On. Carlucci ora) e ombra di interessi esterni (D. Rosssi UNIVIDEO) - riesca solo a inanellare figure barbine e ridicole ovunque ne vengano discussi documenti/bozze prodotti simili a simulacri traballanti di normative. L’ultimo caso è il decreto dell'On. Gabriella Carlucci.
Credo siano necessarie un paio di considerazioni sulla replica dell'On. G. Carlucci alle critiche ricevute in relazione alla propria iniziativa legislativa, infatti in un post sul proprio blog e in una lettera aperta indirizzata a Webnews scrive, in buona sostanza, che la sua proposta di legge avrebbe come obiettivo quello di arrestare il drammatico fenomeno della pedofilia online e che quindi, in nome della tutela dei bambini, anche le misure "eccezionali" che si suggerisce di adottare risulterebbero da loro giustificate.
La proposta di legge sembra più antipirateria che antipedofilia. Il disegno di legge non sembra avere niente a che vedere con la repressione della pedopornografia vera piaga online per cui, peraltro, esistono già eccellenti strumenti in mano ai magistrati italiani e Polizia Postale che stanno lavorando bene e con risultati concreti.
Basta leggere il testo del decreto "PROPOSTA DI LEGGE PER “INTERNET TERRITORIO DELLA LIBERTA’, DEI DIRITTI E DEI DOVERI" per rendersene conto! Se ciò non bastasse, si può sempre guardare nelle proprietà del file pubblicato per scoprire che il suo autore "reale" sarebbe Davide Rossi, presidente della società Univideo (Unione Italiana Editoria Audiovisiva) che, francamente, è più facile immaginare dietro ad questa iniziativa legislativa per reprimere la pirateria più che la pedofilia. Non si può non rimaner male e sorpresi davanti ad un'iniziativa repressiva del fenomeno Internet che viene presentata come volta a salvaguardare interessi dei minori SOLO per far vibrare le corde più sensibili dell'anima di ciascuno.
Facciamo un passo indietro nella storia, l’invenzione di Internet prima e del World Wide Web (WWW) poi hanno creato nuovi strumenti per la diffusione della cultura. Peccato che, spesso, questi si siano scontrati con i diritti degli autori e dei proprietari dei contenuti: basti pensare all’infinita guerra che contrappone le case discografiche e cinematografiche a tutti coloro che pubblicano sul web i lor contenuti, come è stato nel caso del recente processo svedese a The Pirate Bay (famoso portale torrent), del quale trovate diverse notizie anche recenti sul web.
Diffile analizzare i torti e le ragioni di entrambe le parti, quello che è certo è che, da una parte ci sono indubbiamente anche degli sfruttatori a scopo di lucro, che divulgano illecitamente contenuti protetti da diritto d’autore per ricavarne un profitto: basti pensare alle organizzazioni criminali e vu cumprà che mettono in vendita agli angoli delle strade copie contraffatte degli ultimi film, spessissimo quando ancora sono nelle sale, o di cd audio musicali. Da qui a tacciare di "criminali" tutti gli utenti, cioè coloro che scaricano contenuti dalle reti P2P, tuttavia, ce ne corre e la generalizzazione appare strumentale e ingiustificata dai media, dalle TV e dal Parlamento Italiano.
Case discografiche, editrici e cinematografiche non sono esenti da critiche, legate come sono a vecchi modelli di business che non tengono conto della realtà d’oggi e della velocità con cui le informazioni viaggiano online. Impensabile è, che il diritto d’autore di un’opera si possa estendere per decenni dopo che l’autore è passato a miglior vita (70 anni mi pare), anche perché, spesso, i proventi non vanno alle vedove o agli orfani dell’autore, ma a chi ha pubblicato l’opera e chi tira i fili dietro le quinte, a volte con merito, spesso con bramosia e avidità.
Si è arrivati negli ultimi tempi a situazioni grottesche, come la richiesta di rimozione di filmati da YouTube perché, ad esempio, un genitore orgoglioso ha messo un brano musicale di una band famosa come colonna sonora ai primi passi del suo rampollo; spesso tali richieste di rimozione avvengono in totale disprezzo del cosiddetto fair use (in italiano “uso leale”, “utilizzo corretto”), principio che prevede la liceità della citazione di materiale protetto da copyright come materia grezza per la creazione di opere derivate. Sottile, in questo caso, è la distinzione tra uso corretto e plagio, ma indubbiamente c’è da riflettere. Chi ha messo online su YouTube un file video per la propria fidanzata e ora si trova completamente muto di audio cosa dovrebbe pensare? Peste e corna a Google ovviamente. quale danno è stato fatto? Quali soldi sottratti alla casa discografica?? Ridicolo!
Poteva la classe politica italiana restare insensibile al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva per la regolamentazione del copyright e la demonizzazione di Internet?No. giammai! Ed ecco che, negli ultimi tempi, sono stati messi in cantiere diversi disegni di legge rivolti a normare la Rete e la diffusione di contenuti protetti, prima il cosiddetto Levi-Prodi, il decreto salvablog dell’onorevole Cassinelli e ora i recenti DDL degli onorevoli Barbareschi e ultima Carlucci.
Assoprovider (Associazione Provider Indipendenti che raggruppa aziende fornitrici di connettività in Italia) ha preso posizione nei confronti di tutti questi disegni di legge, che siano essi volti a regolamentare i blog o a tutelare il diritto d’autore. Giacomo Dotta così scrive su WebNews:
Il comunicato Assoprovider introduce, anzitutto, il contesto sul quale intende intervenire, precisando che non ci sia di mezzo soltanto l’emendamento D’Alia:
«Negli ultimi mesi sono stati presentati diversi disegni di legge rivolti alla
regolamentazione della rete: tutti sembrano sottintendere la scarsa conoscenza
del mezzo e la sua colpevolizzazione insieme ad una una sorta di rinuncia a
perseguire il vero colpevole dei reati commessi sulla rete. Ci riferiamo
all’Emendamento D’Alia al Ddl sulla Sicurezza, al Ddl Carlucci e al Ddl
Barbareschi. Le conseguenze derivanti dall’applicazione di tali disegni di
legge sarebbero gravissime: perdita di diritti civili e costituzionali, adozione
di pratiche di censura, obblighi identificazione preventiva, attribuzione di
compiti di polizia ad entità private».
E' veramente il caso che la normativa sul diritto d’autore dell'On. Carlucci sia rivista in modo serio, possibilmente in modo trasparente e con l’intervento di tutte le parti interessate, al fine di evitare malintesi di ogni sorta e creare una norma davvero utile... sempre che una norma possa essere varata...